Adele, rimane un membro della sua famiglia, ancora oggi. La sua assenza è puramente anagrafica. Moglie e madre, continua la sua azione di stimolo e riflessione nella quotidianità familiare come ieri. Le decisioni significative di ciascuno e quelle della famiglia sono oggi come ieri espressione della famiglia. Anche la malattia è stata vissuta secondo questo modello, le scelte terapeutiche sono state elaborate insieme, senza però che queste potessero interferire nei progetti di evoluzione personale e sociale di Paolo e dei figli, Giulia, Chiara e Alessandro. Adele era consapevole che esiste un livello di responsabilità a cui non ci si può sottrarre, quale moglie e madre. Tanto che quando la tutela della famiglia era minacciata dal suo decadimento ha scelto di appartarsi dalla comunità.
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Una comunità costituita dalla continuità tra la sua famiglia d’origine, madre, fratelli, cognata, nipoti e quella costruita con Paolo. Una comunità che quotidianamente viveva lo sviluppo individuale e delle relazioni dei suoi membri. Una comunità aperta all’esterno e pronta a farsi coinvolgere dalle iniziative della società impegnata e solidale.
E da subito, Paolo, Giulia, Chiara e Alessandro non hanno atteso una elaborazione della perdita per continuare ad essere espressione di questa comunità per tutti coloro che entrano in contatto con loro. La delicatezza e la leggerezza con cui testimoniano valori e supporto sociale, nonostante il vuoto lasciato da Adele, rappresentano un modello di essere e di agire che si innalza sul vociare e sulle immagini che contraddistinguono gli stili comunicativi odierni.
La loro solidarietà diretta e profonda arricchisce il rapporto con gli altri di valore, e questo valore è ciò che consente ad Adele di continuare a essere testimone attiva nella società.