Gli studi osservazionali dimostrano una connessione tra la comunicazione centrata sul paziente, la qualità della vita e i trattamenti aggressivi nel cancro avanzato, ma ci sono pochi studi clinici randomizzati sugli interventi di comunicazione.
Per determinare se un intervento congiunto che coinvolga gli oncologi, i pazienti con cancro avanzato ed i familiari potrebbe promuovere una comunicazione centrata sul paziente, e per stimare gli effetti di questo intervento sulla comprensione condivisa, sui rapporti medico-paziente, sulla qualità della vita e sui trattamenti aggressivi negli ultimi [...]
[...] 30 giorni di vita, è stato impostato uno studio clinico randomizzato presso cliniche oncologiche ospedaliere o di comunità a New York Ovest e nella California del Nord, coinvolgendo: 38 medici oncologi (età media 44,6 anni; 11 (29%) di sesso femminile) e 265 pazienti adulti residenti in comunità con tumore avanzato non ematologico (età media 64,4 anni, 146 [55.0%] femmine, 235 [89%] bianchi) arruolati tra l’agosto 2012 ed il giugno 2014 e seguiti per 3 anni; per 194 pazienti hanno partecipato anche i familiari.
Gli oncologi hanno ricevuto una formazione individualizzata sulla comunicazione con istruttori che simulavano pazienti, mentre i pazienti hanno ricevuto elenchi che suggerivano domande e una formazione individuale sulla comunicazione per identificare i problemi da affrontare nel corso di una prossima visita con l’oncologo.
Entrambi gli interventi erano focalizzati sul coinvolgere i pazienti nelle conversazioni, sostenere le emozioni, informare i pazienti circa la prognosi e le scelte di trattamento, e una formulazione equilibrata delle informazioni.
I partecipanti di controllo non hanno ricevuto alcuna formazione.
Il risultato primario stabilito in anticipo era una misura composita della comunicazione centrata sul paziente codificata da registrazioni audio della prima visita dell’oncologo, successiva all’istruzione del paziente (gruppo di intervento) o al semplice arruolamento (controllo). Le risultanze secondarie includevano il rapporto medico-paziente, la comprensione condivisa della prognosi, la qualità della vita, i trattamenti aggressivi e l’utilizzo dell’hospice negli ultimi 30 giorni di vita.
I dati provenienti dai 38 oncologi (19 randomizzati con intervento) e di 265 pazienti (130 con intervento) sono stati analizzati.
Nei modelli completamente adattati, l'intervento ha provocato clinicamente e statisticamente significativi miglioramenti nella conclusione della comunicazione primaria medico-paziente (effetto adattato dell'intervento, 0.34; 95% CI, 0,06-0,62; P = .02). Le differenze tra le risultanze secondarie non erano statisticamente significative.
Un intervento combinato che comprendeva la formazione alla comunicazione per l’oncologo e una preparazione dei pazienti con cancro avanzato è stato efficace nel migliorare la comunicazione centrata sul paziente, ma non ha influenzato gli esiti secondari.