Apparentemente la bioetica soffre di un’errata distribuzione delle risorse della ricerca, analoga al divario '10/90' nella ricerca medica.
Sebbene la malattia infettiva debba essere riconosciuta come un argomento di primaria importanza per la bioetica, l'argomento complessivo della malattia infettiva ha ricevuto relativamente poca attenzione dalla disciplina della bioetica rispetto a situazioni come l'aborto, l'eutanasia, la genetica, la clonazione, la ricerca sulle cellule staminali e così via.
Il fatto che le conseguenze storiche e potenzialmente future delle malattie infettive siano pressoché senza eguali è una delle ragioni per cui il tema delle malattie infettive merita maggiore attenzione da parte dei bioeticisti.
La "morte nera" ha eliminato un terzo della popolazione europea durante il XIV secolo; l'influenza del 1989 uccise tra i 20 e i 100 milioni di persone; e, nel XX secolo, il vaiolo uccise forse tre volte più persone di tutte le guerre di quel periodo.
Nel mondo contemporaneo, le epidemie (AIDS, tubercolosi resistente ai farmaci e nuove malattie infettive emergenti come la SARS) continuano ad avere [...]
[...] conseguenze drammatiche.
Un secondo motivo per cui l'argomento delle malattie infettive merita ulteriore attenzione è che solleva, da solo, questioni etiche difficili.
Mentre gli individui infetti possono minacciare la salute di altri individui e della società nel suo insieme, ad esempio, le misure di assistenza sanitaria pubblica come la sorveglianza, l'isolamento e la quarantena possono richiedere la violazione dei diritti umani e delle libertà di base generalmente accettati.
Un’importante e difficile questione etica è come trovare un equilibrio tra l'obiettivo utilitaristico di promuovere la salute pubblica, da un lato, e gli obiettivi libertari di proteggere la privacy e la libertà di movimento, dall'altro, in contesti che coinvolgono malattie che sono, con gradi diversi: contagiose, mortali o comunque pericolose.
Terzo, dal momento che opprimono pesantemente soprattutto i poveri (nei paesi in via di sviluppo), le malattie infettive comportano problemi di giustizia - che dovrebbero riguardare l'etica in modo cruciale.
Concludo fornendo spiegazioni sociologiche e storiche sul perché il tema delle malattie infettive non abbia ricevuto maggiore attenzione da parte dei bioeticisti.
Estratto Conclusioni
Ipotizzo che, più o meno, la situazione sia questa perché
(1) la bioetica è nata (come disciplina autonoma) con i progressi nella tecnologia medica e quindi si è ampiamente concentrata su questi,
(2) la nascita e lo sviluppo iniziale della bioetica (come disciplina autonoma) sono avvenuti in un momento in cui si credeva che le malattie infettive sarebbero state debellate dalla medicina e altro (antibiotici, vaccinazioni, DDT),
(3) le malattie infettive sono spesso viste come problemi di altri (es AIDS: omosessuali, drogati, poveri e neri in Africa),
(4) la ricerca bioetica sulle malattie infettive è particolarmente difficile e richiede uno studio interdisciplinare (studiosi di aspetti scientifici e tecnologici di medicina e biologia nonché delle problematiche filosofiche),
(5) le domande etiche empiriche e interdisciplinari sulle malattie infettive (nei paesi in via di sviluppo) potrebbero non porre il tipo di domande filosofiche profonde a cui il mondo accademico dell’etica è interessato e
(6) il dibattito sulla bioetica è stato dirottato dalla chiesa (es. aborto, eutanasia).
Questi sono solo suggerimenti; e questo elenco non intende essere esaustivo.
VAI ALL'ABSTRACT: Ethics and infectious disease 2005 Jun;19(3):272-89.