Thomas Bernhard nel 1949 ha 18 anni, e viene ricoverato per una malattia in ospedale. Questa malattia è chiamata ”tisi”. L’ospedale in cui si trova per curarsi lo ritiene un ”tra passatoio”, infatti le presenze umane e i processi assistenziali di questo luogo di cura sono espressione di un passaggio verso.

Lì è ricoverato anche suo nonno, e la definizione “tra passatoio” piace molto anche a lui. Per il nonno  questo ospedale sarà veramente “il trapassatoio”, mentre per Thomas sarà l’esperienza che gli consente di avvicinarsi a malati  molto più gravi di lui.

Mentre lui può, dopo lungo tempo, alimentarsi da solo, gli altri malati ”…… erano attaccati a delle flebo, e siccome da lontano i tubi di gomma sembrano fili, io ogni volta avevo l’impressione che i pazienti, sdraiati nei loro letti, fossero marionette appese a dei fili, marionette abbandonate, la maggior parte delle quali non venivano più mosse, se non assai di rado.”

E’ la visione di soggetti evoluti in oggetti.

Quando il giovane Thomas attraversa la camerata, gli pare che “a centinaia i suoni del dolore” si alzano da questi oggetti.

Thomas teme profondamente di dover morire come molti di coloro che ha conosciuto, ed esprime invidia per  quel venditore ambulante che è “trapassato” in breve tempo, molto velocemente. Per lui il ” trapasso” è in realtà la fase finale del processo di trapasso che si sviluppa per tutta la vita.

 

 

Questa “favola” piena di humour e di malinconia ci racconta gli ultimi 15 giorni di vita di un bambino di 10 anni, leucemico, ricoverato in ospedale. Oscar è un ragazzino pieno di candore ma reso già saggio dalla consapevolezza che morirà presto: “Fanno come se si venisse all’ospedale solo per guarire. Mentre ci si viene anche per morire”.  Riesce, grazie al suggerimento di Nonna Rosa, una volontaria del reparto, nelle sue 12 lettere a Dio a crescere, nella finzione, fino a 110 anni e, nella realtà a percorrere un cammino interiore fatto di affetti, consapevolezza, dolore, ricordi, riconciliazioni.

Nonostante il libro sia imperniato sul tema della malattia e della morte, non è un libro triste, ma un messaggio di serenità, un breve ma intenso percorso in cui la speranza può essere coltivata. Gli ingredienti necessari sono la capacità di provare affetti profondi, di affidarsi con fiducia, di gioire delle piccole cose che ogni giorno la vita ci offre, di dare un senso a ciò che viviamo.

Nell’agosto del 2007 Randy Pausch, professore di informatica presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, scopre di avere un cancro al pancreas così diffuso da non lasciargli che pochi mesi di vita. Pausch ha una moglie di cui è innamorato come il primo giorno e tre figli piccoli (5, 2 e 1 anno). Decide perciò di trascorrere con la famiglia quel poco tempo di vita che gli resta lasciando l’insegnamento universitario da cui però vuole accomiatarsi con un’ultima lezione intitolata Realizzare davvero i sogni dell’infanzia.

 

Randy Pausch è nato il 23 ottobre 1960. Ha insegnato informatica presso la Garnegie Mellon University di Pittsburgh, è uno dei pionieri della realtà virtuale, ha collaborato con la Disney. Al suo sito web, continuamente aggiornato, si accede dall'indirizzo www.randypausch.com.

Jeffrey Zaslow è un giornalista del Wall Street Journal. È stato un suo articolo ad attirare l'attenzione del pubblico e dei media su Pausch. Ha collaborato alla stesura del libro, arricchendo il testo della lezione con interviste e approfondimenti.

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