Questo libretto di 100 pagine, compresa la prefazione di Graydon Carter, direttore di Vanity Fair, e la postfazione della seconda moglie Carol Blue, è stato scritto dopo la diagnosi di
tumore dell’esofago metastatizzato, nell’anno e mezzo di terapie e declino che hanno condotto a morte Hitch, come molti lo chiamavano.
L’autore percorre, senza perdere l’ironia, con grandissima lucidità e senza farsi illusioni, l’evolvere della sua malattia, una volta entrato nel “paese dei malati”, restando contemporaneamente aperto verso proposte terapeutiche, anche d’avanguardia, per cercare di prolungare la propria vita.
Ne viene fuori un libro realistico e senza veli su cosa vuol dire morire di cancro, che non risparmia al lettore frasi dure che lasciano senza fiato per la loro ostinata volontà di tenere gli occhi aperti fino alla fine, descrivendo quello che c’è. È agghiacciante, ma probabilmente vero, che le sofferenze di un malato di cancro possono sono le stesse di un uomo sottoposto a tortura o di un soldato in battaglia, ma nonostante ciò c’è sempre la voglia di vivere, la curiosità intellettuale aperta a tutto. Questa similitudine deriva da un’esperienza personale del giornalista che, per scrivere un articolo sulla “tortura dell’acqua”, non ha esitato a sottoporvisi per verificare cosa provano i torturati.
E, se il processo della vita è “sottrazione sempre crescente a qualcosa di sempre più scarso”, tutto ciò avviene per il malato di cancro in tempi brevi invece che in decenni, con tutte le ardue conseguenze che ne derivano, ad esempio il rischio di non riuscire più a parlare o a scrivere per un uomo che per tutta la vita non ha fatto che comunicare.
Ci si può trovare d’accordo o dissentire profondamente dalla visione della vita e della spiritualità dell’autore, ma in ogni modo la lettura è scorrevole e stimolante, ricca di riflessioni di ampio respiro culturale.
Christopher Eric Hitchens (1949-2011) Nato in Gran Bretagna e laureato a Oxford, ha vissuto e lavorato prevalentemente negli USA. Personaggio controverso che ha suscitato critiche durissime e grandi consensi, è stato giornalista, saggista, critico letterario e commentatore politico. Ha collaborato per anni con Vanity Fair, The National, Slate e Wall Street Journal. I suoi libri tradotti in italiano sono: La vittoria di Orwell (2002); La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa (2003); Processo a Henry Kissinger (2005); Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa (2007); Consigli a un giovane ribelle (2008). |