Sono un sanitario, uno di quelli a cui viene fatto, dopo circa 1 mese e mezzo dall'inizio della pandemia, il tampone di screening (un mese e mezzo!!!).
Sono al lavoro, sto benissimo, non uno starnuto, un colpetto di tosse, nessun dolore osseomuscolare, niente di niente; eppure vengo richiamata dalla direzione ed informata che il mio tampone è positivo, ho il covid 19.
Mi viene detto di andare a casa e mettermi in isolamento, ma io a casa non sono sola! Vivo con altre persone e tra questi qualcuno che è anche definito 'soggetto molto a rischio'. Sono una persona che sa razionalizzare, forse anche troppo, che pensa sempre in maniera [...]
[...] scientifica eppure il primo ed unico sentimento da cui vengo sopraffatta è il panico. Non riesco nemmeno più a sentire quello che mi stanno dicendo, mi sembra di essere in una bolla; l'unica parola che mi rimbalza in testa è 'POSITIVO'.
Chiamo casa e dico che dobbiamo riorganizzarsi, che devono disinfettare tutto con la candeggina e che bisogna predisporre quella che diventerà la mia vita/casa per almeno i prossimi 14 giorni:
1 camera con un bagno interno, nessun contatto con l'esterno, porta sempre chiusa e rifiuti all'interno.
Fortunatamente la struttura della mia casa mi consente di farlo.
Si perché devi proteggere gli "altri" da te! Gli "altri", quelli che già avresti potuto contagiare perché sei un asintomatico e non sai quando potresti aver contratto il virus, sai solo che ce l'hai.
Gli "altri", quelli oltre la porta chiusa sono stato il mio vero problema, il mio cruccio; la paura di aver portato il virus mi fa sentire in colpa. Da tempo avevo preso tutte le accortezze del caso in casa, stavo sempre con la mascherina, mangiavo in un angolo distante, usavo asciugamani solo miei e dormivo sola. Ma ora che so di avere il virus niente mi tranquillizza e allora sale l'ansia.
L'ansia è stata la costante dei primi due giorni, l'ansia che ti toglie il respiro e accelera il battito; pensi, ecco non riesco a respirare, mi starà salendo la febbre; e allora termometro ogni dieci minuti perché se ti arriva la febbre sei fregato.
Cerco su internet, continuo a leggere articoli statistiche sullo sviluppo dei sintomi, sulle tempistiche e credo di impazzire; la notte non riesco a dormire è una sorta di veglia continua.
È stato allora che ho pensato che da sola non ce l'avrei potuta fare ed ho chiesto aiuto. Aiuto psicologico e farmacologico, perche' non si può e non si deve essere divorati dall'ansia e dalla paura.
Inizio a prendere sotto prescrizione medica un un'ansiolitico a basse dosi ed una pastiglia per dormire, ed in più, inizio a darmi delle regole per la giornata: al mattino pulisco e disinfetto, la temperatura e la saturazione me le provo solo due volte al giorno, una al mattino e una alla sera annotandole su un foglio, tengo i contatti con un medico molto disponibile, che non è cosi scontato nemmeno in tempo di crisi , ed insieme monitoriamo la situazione anche e soprattutto, per quello che riguarda l'ansia ed il riposo notturno.
Altra regola non guardare e non leggere più le informazioni e le trasmissioni sul virus, tv e social ne sono invasi!. Ho solo bisogno di leggerezza e di concentrazione su tutto quello che non è covid!
Continuano a passare i giorni, né io né i miei manifestiamo sintomi; ci parliamo al telefono o attraverso la porta e mi manca da morire la mia quotidianità ma devo resistere, devo farcela. Il controllo dell'ansia migliora un po’ grazie ai farmaci un po’ perché ci si abitua alla condizione di solitudine l’importante è che continui ad andare bene, che nessuno stia male .
Tutti i giorni tranne il sabato e la domenica, come se uno il sabato e la domenica non ne avesse bisogno, ricevo la telefonata di controllo da parte dell'igiene pubblica che mi chiede come sto e come stanno i miei, nient'altro; 3 secondi di telefonata e se provi ad avere altre informazioni rimandano tutto alla sede centrale: "vede io lavoro in un altro servizio ma per ora sono stato messo a fare le telefonate di monitoraggio".
Queste le risposte che ottengo e allora, ti auguri di ricevere una telefonata da qualcuno di più informato.
Tutto diventa un attesa, all'attesa dei sintomi, l'attesa della telefonata, ed ora l'attesa di sapere se sei guarito o se ti toccherà rimanere ancora isolato e a rischio. Mi ritengo una fortunatissima, sono passati i classici 14 giorni e non ho mai avuto un sintomo.
Continuo solo a pensare che un giorno passato è un giorno in meno di questa avventura, da cui devo cercare di trarre degli insegnamenti.
Non si è supereroi e non si può tenere tutto sotto controllo; quando è il momento dobbiamo chiedere aiuto, le nostre risorse non sono sempre sufficienti per affrontare tutto ciò. Questo virus mina fisico e mente e questo non va dimenticato.
Le persone non andrebbero lasciate da sole in preda alla paura, vanno accompagnate, sostenute con tutti i mezzi possibili.
Non è sufficiente dire: "stai a casa, stai isolato e monitora febbre e tosse. Se non respiri più chiamaci".
Ma se una persona non è un sanitario, non ha strumenti e non ha conoscenze:
Come fa a monitorarsi?
Come fa a sapere se il quadro respiratorio sta variando e necessita la richiesta di un ricovero in strutture già oberate?
Come può tenere sotto controllo ansia e paura? Come fa a sapere se è o meno guarito?
Credo che chi si è ritrovato a gestire questa emergenza, queste semplici domande dovrebbe porsele e tentare di dare risposte concrete.
un operatore pronto a ripartire