Essere ricoverato inaspettatamente in ospedale è spersonalizzare e angosciante.
Questa situazione è un’aggravante per un ricoverato su otto che presenta delirio. Esso colpisce il 20-30% dei pazienti di più di 65 anni durante un ricovero per cause acute. Si dovrebbe fare di più per prevenire il delirio, per assicurarsi di individuarlo, per invertire tale tendenza, per spiegarlo e ridurre al minimo il suo impatto. Il personale sanitario ha bisogno di sostegno per fare ciò.
Il rischio aumenta nelle persone più anziane e fragili, soprattutto se esiste una compromissione sensoriale o cognitiva, a causa del transito attraverso reparti diversi e rumorosi, e il contatto con personale numeroso e sconosciuto.
Il delirio comporta [...]
[...] alta mortalità e morbilità ed è un campanello d’allarme di una malattia potenzialmente grave. È caratterizzato da una sintomatologia improvvisa nell'arco di 1-2 giorni, un decorso fluttuante, con disturbi della cognizione, percezione, o coscienza,
I sintomi del delirio iperattivo possono spaventare molto i pazienti a causa del disorientamento, dell’agitazione, delle allucinazioni ed errate percezioni paranoiche. I parenti in visita possono essere altrettanto preoccupati e disorientati nell’assistere a queste manifestazioni (la storia di un paziente su: http://bit.ly/deliriumpatient).
Mentre il delirio ipoattivo, con i pazienti stuporosi e distaccati, ma sempre sofferenti, è meno drammatico ma è più facilmente non diagnosticato o attribuito erroneamente alla vecchiaia o alla demenza.
Se un paziente non manifesta già il delirio al momento del ricovero, i fattori precipitanti possono essere infezioni, disidratazione, disturbi metabolici, dolore, stipsi, ritenzione urinaria, intervento chirurgico e anestesia, effetti collaterali di molti farmaci e l’allontanamento dagli altri.
La consapevolezza di questo problema sta aumentando nonostante la carenza di insegnamento agli studenti di medicina sulle sindromi correlate alla fragilità che sempre più spesso incontreranno. Questo problema così grave, ma comune, che spesso può essere evitato utilizzando approcci sistematici, non è ancora stato parificato alle cadute, alla trombosi e alle infezioni, che prevedono la segnalazione obbligatoria come complicanze prevenibili.
Il National Institute for Health and Care Excellence ha fornito ottime linee guida e standard di qualità. L’Health Improvement Scotland ha un programma regionale di miglioramento della qualità assistenziale per gli anziani in terapia intensiva, tra cui la risorsa "Considerare il delirio" e diversi siti web esemplari. Il Royal College of Psychiatrists ha ottimi opuscoli informativi per le famiglie. Una volta che il delirio è stato diagnosticato, possiamo fare molto con interventi medici ed infermieristici per identificare la causa di fondo e invertire la tendenza, modificare il suo decorso e ridurre al minimo il suo impatto.
Alcune richieste, però: il delirio va spiegato con sensibilità e in modo rassicurante con un linguaggio comprensibile. Bisogna utilizzare modalità per individuare le persone a più alto rischio e puntare alla prevenzione. Ci si deve servire di strumenti semplici e validati, come ad esempio il 4AT, per identificare la maggior parte dei casi. Non è accettabile provocare un delirio evitabile a causa di un’assistenza o terapia di scarsa qualità.
Anche se il delirio e la demenza spesso coesistono, il delirio non va definito come una demenza insorgente o progressiva. E non bisogna prendere decisioni premature sulla futura cura, mentre i pazienti ancora delirano.
Infine, non si possono etichettare pigramente i pazienti come incapaci di reagire allo stress psico-sociale e si deve stare particolarmente attenti nel ritenere che il delirio sia causato da una infezione delle vie urinarie o da una "carenza acuta di trimetoprim" perché spesso non lo è.
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