La comunicazione sulla prognosi tra il decisore surrogato ed i sanitari, nel contesto di una malattia acuta grave, può avere un impatto sia sulle decisioni terapeutiche per il paziente che conseguenze per il delegato.
Per esaminare il punto di vista del decisore surrogato sulla comunicazione prognostica del medico dopo un’emorragia intracerebrale (ICH) sono state svolte interviste semistrutturate che sono state analizzate qualitativamente per temi chiave.
I delegati delle persone ricoverate con un’emorragia intracerebrale sono stati arruolati in cinque ospedali per acuti.
Hanno partecipato 52 decisori surrogati (età media = 54, 60% donne, 58% non ispanici bianchi, 13% afroamericani, 21% ispanici). Il paziente al momento del colloquio era [...]
[...] ricoverato in ospedale (17%), in strutture di riabilitazione/casa di riposo (37%), deceduto (38%), in hospice (4%) o a casa (6%).
Il 19% dei delegati ha riferito di aver ricevuto prognosi discordanti, che hanno causato angoscia o frustrazione in otto casi (15%) e un cambiamento nella decisione per la chirurgia cerebrale potenzialmente salvavita in tre casi (6%).
I surrogati sono stati sorpresi o confusi dall'uso da parte dei sanitari di una terminologia diversa per la diagnosi (17%) (ad es. "Ictus" piuttosto che "emorragia cerebrale" o "sanguinamento cerebrale") e alcuni hanno valutato che "ictus" avesse una connotazione più negativa.
I delegati hanno riferito che i medici hanno espresso incertezza nella prognosi nel 37% dei casi; certezza nel 56%.
Le reazioni del decisore surrogato all'incertezza erano varie, alcuni manifestavano una risposta emotiva negativa (ad es. ansia) e altri riferivano comprensione o accettazione dell'incertezza.
L'attuale modalità della comunicazione prognostica nella malattia acuta critica presenta molte lacune, che causano angoscia per i surrogati e variabilità nelle decisioni di trattamento in condizioni critiche. È necessario un ulteriore impegno per limitare le sofferenze dei delegati e migliorare la qualità delle decisioni terapeutiche.