In Svizzera, il suicidio assistito in determinate condizioni non è perseguito.
Con circa 300 casi all’anno, ciò produce un consistente gruppo di persone in lutto con conseguenze per lo più sconosciute.
Lo studio si proponeva di esplorare il coinvolgimento della famiglia nel processo decisionale prima del suicidio assistito e di esaminare le loro reazioni durante il periodo del lutto.
La ricerca qualitativa basata su [...]
[...] colloqui ha usato i principi della Grounded Theory. Hannopartecipato alle interviste semistrutturate 11 parenti di 8 pazienti, morti con il suicidio assistito nel sud della Svizzera.
La grande maggioranza dei membri della famiglia aveva affrontato dilemmi morali durante la fase decisionale.
Il loro rispetto per l'autonomia del paziente era una giustificazione fondamentale per risolvere i dubbi. Sono stati individuati due tipi di coinvolgimento classificati come:
passivo, quando il processo decisionale faceva capo al paziente;
attivo, quando il suicidio assistito veniva proposto dal familiare e/o questo era coinvolto in qualche modo.
I parenti hanno riferito sentimenti di isolamento durante e dopo il suicidio assistito; temevano la critica sociale e non esplicitavano il suicidio assistito come la causa della morte.
Nessuno degli intervistati ha ricevuto un sostegno psicologico formale.
Nella Svizzera meridionale le famiglie in lutto esprimono dilemmi morali, sentimenti di isolamento e di segretezza nella gestione del suicidio assistito. Questi aspetti sembrano sottostimati e non sufficientemente riconosciuti dai sanitari.
La gestione delle richieste di suicidio assistito dovrebbe prendere in considerazione le esigenze dei membri della famiglia, oltre a quelle del paziente.
vai all'abstract: >> Exploring the experiences of bereaved families involved in assisted suicide in Southern Switzerland: a qualitative study