Come probabilmente già sapete, c’è bisogno di medici palliativisti. Stiamo assistendo ad un’eccezionale crescita nella domanda dei nostri servizi di alto livello che sono la più recente sottospecialità della medicina americana ed un campo interdisciplinare in aumento nel mondo. Basandosi su sperimentazioni cliniche di alta qualità il “Collegio americano di oncologia clinica” raccomanda il coinvolgimento delle cure palliative per tutti i pazienti con [..] |
[..] tumore polmonare non a piccole cellule di stadio IV, dal momento della diagnosi e raccomanda un approccio similare per tutti i pazienti con una patologia oncologica avanzata.
Anche i cardiologi che registrano l’alto rischio di mortalità nei pazienti con grave insufficienza cardiaca sistolica hanno scoperto la medicina palliativa.
Nel sistema sanitario con assistenza terziaria per questi pazienti, che comprende i dispositivi di supporto del ventricolo sinistro ed il trapianto, la gestione precoce condivisa con gli specialisti palliativisti si sta estendendo per garantire la gestione dei sintomi ed un sostegno nel complesso procedimento decisionale.
L’insieme dei medici ed infermieri palliativisti sta aumentando ma è sempre insufficiente rispetto alle future necessità.
Come questo numero del Journal of Palliative Medicine evidenzia, i ricercatori stanno apportando delle innovazioni nell’erogazione delle cure palliative.
Basandosi sull’efficacia dell’intervento di ENABLE (educare, nutrire, consigliare prima della fine della vita) nei pazienti con cancro avanzato, il dott. Bakitas e colleghi riferiscono sul loro adattamento di questo straordinario approccio clinico per i pazienti con insufficienza cardiaca avanzata.
Nella ricerca clinica originaria, questo intervento – fondato sul modello dell’assistenza cronica – ricorre all’abilità degli infermieri con un’approfondita pratica di cure palliative come istruttori a distanza per educare, rendere attivi e responsabili i pazienti oncologici avanzati ed i loro caregiver. Questo intervento ha migliorato la qualità della vita ed i sintomi psicologici.
La modalità ENABLE estende l’esperienza palliativa in diversi modi – attraverso aree geografiche a una popolazione rurale sparpagliata e superando la necessità dell’assistenza di un team interdisciplinare personalmente presente.
Come il dott. Bakitas riferisce qui, questa modalità di intervento è meritevole di adattamento a favore di nuove fasce di pazienti.
Gli interventi del tipo ENABLE ci aiutano a vedere nuovi modi di fornire cure di elevato valore nonostante i limiti dati dalla scarsità degli operatori.
Molti pazienti con patologie gravi stanno volgendosi alle cure di lungodegenza o domiciliari, nella fase finale dell’assistenza, ma anche una più alta percentuale di pazienti che restano ospedalizzati sono accolti in reparti ad alta intensità – si viene a creare così una richiesta di consulenza per i ricoverati mentre si incoraggia l’innovazione relativa alle cure palliative per i pazienti ambulatoriali e domiciliari.
Infatti i programmi innovativi di cure palliative rispondono a questa variazione ed un sempre maggior numero di dati derivanti dall’evidenza operativa supporta le cure palliative fornite ambulatorialmente per migliorare la soddisfazione, il controllo dei sintomi e la qualità della vita, mentre allo stesso tempo si riduce l’intensità dell’utilizzo delle risorse sanitarie.
Questo fascicolo contiene un interessante studio su una nuova clinica palliativa ambulatoriale destinata a pazienti con una malattia fortemente limitante, pazienti oncologici che hanno terminato le terapie e non hanno più la malattia in forma attiva e pazienti con dolore cronico.
Analizzando l’efficacia del protocollo per un competente trattamento del dolore, gli autori hanno trovato che le cure palliative sono più efficaci sul dolore dei pazienti con una diagnosi gravemente limitante per la vita.
Ancora in questo fascicolo un altro studio del dott. Tangeman e colleghi fa presente la scarsità di ricerche sulla consulenza di cure palliative nei pazienti ricoverati privi di una valida assistenza postacuta.
Come altri studi hanno dimostrato la consulenza di cure palliative nei pazienti ricoverati riduce i costi assistenziali rispetto ai corrispondenti pazienti di controllo.
Nel complesso questi ricercatori hanno esaminato i tassi dei nuovi ricoveri e trovato che la consulenza durante il ricovero combinata con l’affidamento ad un hospice era la chiave per ridurre la riammissione nelle patologie gravi, mentre in assenza di assistenza hospice aumenta il numero dei nuovi ricoveri.
Le risultanze di questo studio suggeriscono che una pianificazione che preveda una transizione tra servizi sia una parte importante dell’assistenza palliativa ai pazienti ricoverati e che i palliativisti dell’ospedale e dell’hospice saranno più efficaci se uniscono le forze per creare un continuum tra i servizi di cure palliative.
La ricerca ci aiuta a pensare al di fuori degli schemi della nostra pratica quotidiana.
La nostra base di evidenze si espande ed è uno strumento essenziale che ci aiuta ad ampliare le competenze palliative in modo più efficace ed efficiente.
Se consideriamo le cure palliative solo come tradizionali nuclei hospice autonomi o team interdisciplinari di consulenza all’interno degli ospedali, ci troveremo impotenti di fronte alla travolgente domanda. La buona notizia, che è anche la ragione per cui compariamo su queste pagine, è che siamo una tribù creativa che ha sempre voglia di reinventare e rimettere a fuoco il proprio ruolo in modo da aggiungere valore alla cura dei pazienti gravemente ammalati e delle loro famiglie.
vai all'articolo >> Where Will Palliative Care Go Next?
Hanson Laura C. Journal of Palliative Medicine. September 2014, 17(9): 980-981. Published in Volume: 17 Issue 9: September 5, 2014