Nella nostra società, per anni o decenni, molti manifestano sintomi e ciò è rilevante per gli hospice, i medici di cure palliative ed i ricercatori.
In generale, la percentuale delle persone in una comunità che ha un sintomo cronico rischia di essere simile alla percentuale di quelle inviate in hospice/servizi di cure palliative con lo stesso sintomo cronico che pre-data la malattia che mina la loro vita.
Tali pazienti possono avere diverse reattività e aspettative verso le terapie sintomatiche, richiedendo così approcci più avanzati per [...]
[...] il controllo dei sintomi.
Per i ricercatori che valutano l'impatto degli hospice/servizi di cure palliative, non riuscire a tenere conto delle persone con sintomi refrattari a lungo termine, antecedenti alla loro grave malattia, porta a sottovalutare sistematicamente l’utilità dei servizi.
Studi osservazionali sulla larga diffusione dei sintomi riferiti in hospice/cure palliative, ad oggi, non hanno incluse le persone con sintomi refrattari a lungo termine, potenzialmente sovrastimando sistematicamente i sintomi relativi alle malattie che accorciano la vita.
I tassi trasversali di diffusione nella comunità dei principali sintomi refrattari cronici, in gran parte estranei alla grave patologia dei pazienti, riflettono la probabile diffusione dell’invio agli hospice/cure palliative: affaticamento (fino al 35%); dolore (12%-31%); dolore con caratteristiche neuropatiche (9%); stipsi (2%-29%); dispnea (4%-9%); deterioramento cognitivo (>10% delle persone oltre i 65 anni; >30% delle persone oltre gli 85 anni); ansia (4%) e depressione (incidenza durante la vita 2%-15%, annuale 3%).
Una ricerca prospettica è necessaria per stabilire:
- la diffusione e la gravità dei sintomi cronici antecedenti alla diagnosi di una malattia che abbrevia la vita, nelle persone inviate in hospice/servizi di cure palliative, confrontando ciò con le stime sull’intera popolazione;
- se questo gruppo è sproporzionatamente rappresentato tra le persone con sintomi refrattari.