La ricerca vuole indagare se i pazienti morenti che ricevono liquidi per via parenterale (PF) hanno maggiori o minori sofferenze dovute ai sintomi rispetto ai pazienti a cui non vengono somministrati. L’evidenza, al momento, su come i PF influiscono sui sintomi dei pazienti sottoposti a cure palliative è molto scarsa. Tuttavia, negli ospedali svedesi il 40% dei pazienti che stanno per morire ricevono PF durante le ultime 24 ore di vita.
È stato eseguito uno studio storico di coorte delle [...]
[...] cartelle cliniche. Dei 530 pazienti selezionati, di cui ci si aspettava la morte in ospedale nella contea di Västerbotten (Svezia) tra il 1° gennaio 2011 ed il 30 giugno 2012, sono stati identificati con una randomizzazione stratificata 140 casi che avevano ricevuto PF e 140 casi di controllo che non avevano ricevuto PF; sono stati registrati l'età, il sesso e la malattia principale. I gruppi sono stati confrontati per quanto riguarda la presenza documentata di dispnea, secrezioni respiratorie, ansia, nausea e confusione durante le ultime 24 ore e l'ultima settimana di vita.
La prevalenza di una dispnea documentata era superiore nei gruppi PF rispetto ai gruppi non-PF (il 51% contro il 22% nelle ultime 24 ore, p<0.0001; il 70% contro il 45% negli ultimi 7 giorni, p<0,001). Le proporzioni dei pazienti con dispnea aumentavano in relazione ad un maggiore volume somministrato.
Anche se la principale ipotesi della ricerca - che la prevalenza delle secrezioni respiratorie sarebbe più alta nel gruppo PF - non è stata confermata, si è rilevata una tendenza in tal senso (63% contro 50% nell’ultima settimana, p=0,072).
Non sono state trovate differenze clinicamente significative per l’ansia, la nausea o la confusione.
Si può quindi affermare che esiste un'associazione tra la somministrazione di PF e l’aumento della frequenza di una dispnea documentata per malati terminali nella loro ultima settimana di vita.
vai all'abstract:>> Association between parenteral fluids and symptoms in hospital end-of-life care: an observational study of 280 patients - BMJ Support Palliat Care 2015;5:160-168 Anna Fritzson1